La risposta breve che do a chi mi chiede cosa mangiare se si ha il lipedema è molto semplice: fai una dieta chetogenica.

Siccome però la dieta chetogenica – nonostante i risultati promettenti che ha dato nella cura di diverse patologie – è ancora guardata come qualcosa di strano e sospetto, nell’articolo di oggi spiegherò come e perché e una dieta chetogenica può influire positivamente su molti dei sintomi patologici associati al lipedema.

Prima, però, facciamo un po’ di chiarezza su questa patologia ancora così poco conosciuta.

Che cosa è il lipedema?

Il lipedema è un accumulo simmetrico e sproporzionato di tessuto adiposo che di solito si localizza nella parte inferiore del corpo (ma occasionalmente anche nelle braccia).

Colpisce quasi esclusivamente le donne e – nonostante sia una condizione abbastanza frequente – viene ancora spesso confuso, sia dai medici che dai pazienti, con l’obesità.

Si tratta di un errore tutt’altro che banale.

Il lipedema, infatti, a differenza della obesità semplice, non regredisce con le diete tradizionali e l’esercizio fisico.

E così molto donne si ritrovano a subire, oltre al danno causato dalla malattia in sé, la “beffa” di sottoporsi a regime dietetici e di esercizio massacranti senza però raggiungere risultati apprezzabili.

Mentre il loro medico curante, magari, gli dice che mangiano troppo e non si muovono abbastanza!

Ecco perché è molto importante fare una corretta diagnosi.

Come sai se hai il lipedema?

A rendere la diagnosi di lipedema difficile è, in realtà, soprattutto la scarsa informazione a riguardo di questa malattia.

I sintomi clinici, infatti, se uno ne conosce l’esistenza, sono abbastanza evidenti e caratteristici:

  1. Accumulo sproporzionato (rispetto al resto del corpo) di grasso nei glutei, cosce, polpacci
  2. Presenza di noduli all’interno del grasso che danno l’impressione che ci sia qualcosa sotto la pelle.
  3. Dolore, che può variare da lieve a grave e da evocabile con la pressione a costante (il dolore è presente in quasi il 90% dei casi di lipedema)
  4. Facilità alla formazione di lividi
  5. “Resistenza” del tessuto adiposo tanto all’esercizio fisico quanto alle normali diete
  6. Sensazione di pesantezza, gonfiore e stanchezza nelle gambe
  7. Difficoltà a camminare

Se quindi hai alcune di queste problematiche, in particolare quelle dalla 1 alla 5, che sono molto caratteristiche, potresti avere il lipedema.

Da cosa è causato il lipedema?

Il lipedema ha una forte componente ereditaria, ma non si conosce la ragione esatta per la quale si manifesta.

Gli ormoni certamente giocano un ruolo chiave, come evidente per il fatto che si manifesta quasi esclusivamente nelle donne e di solito inizia o peggiora in corrispondenza di periodi specifici della vita, come per esempio pubertà, gravidanza e menopausa.

Anche se – come abbiamo visto prima – è una condizione diversa dall’obesità, il lipedema e l’obesità spesso si presentano associati.

Potrebbe essere pertanto che determinati fattori ormonali ancora poco conosciuti siano alla base o comunque predispongano ad entrambe le condizioni.

Nel lipedema, però, oltre allo stato infiammatorio tipico anche dell’obesità, sono presenti di solito alterazioni patologiche dei vasi linfatici e del tessuto connettivo che circonda gli adipociti (gli adipociti sono le cellule di grasso).

tipi di lipedema

Come mostrato nella foto, il tessuto adiposo del lipedema può essere localizzato: 

  • dall’ombelico verso il basso fino alla parte inferiore dei fianchi (Tipo I)
  • fino alle ginocchia, di solito includendo un cuscinetto di grasso sulla parte interna del ginocchio e sotto il ginocchio (Tipo II)
  • fino alla caviglia (Tipo III), dove si sviluppa un “bracciale” di grasso ma risparmia il dorso del piede.
  • il lipedema che colpisce solo le braccia è raro (Tipo IV) e, invece, di solito si trova in combinazione con il lipedema di Tipo II o III.
  • raramente, è interessata solo la porzione inferiore delle gambe (Tipo V). 

Trattamento tradizionale del lipedema

Il lipedema è una malattia cronica che non solo non guarisce, ma tende a peggiorare nel tempo.

Per rallentarne la progressione vengono di solito consigliati una serie di approcci più o meno invasivi.

Fra quelli meno invasivi abbiamo:

  • La terapia decongestionante, che si basa soprattutto su massaggi (da praticare con attenzione, onde evitare dolore e lividi) e dispositivi compressivi come calze e fasciature
  • La terapia dietetica: purtroppo vengono spesso prescritte tradizionali diete ipocaloriche, che non solo servono a poco ma possono anche peggiorare la situazione della paziente. Accentuano, infatti, la asimmetria fra la parte superiore e inferiore del corpo e – per la loro scarsità di effetti a fronte dei sacrifici effettuati – si rivelano psicologicamente pesanti da seguire.

Fra i trattamenti invasivi si stanno sperimentando negli ultimi anni alcune forme di liposuzione.

Per il momento non sono affatto risolutive, e hanno rischi e possibili effetti collaterali non trascurabili.

Possono essere valutate soprattutto quando è necessario agire in zone specifiche per recuperare parte della mobilità delle articolazioni.

Lipedema e dieta chetogenica

Come anticipato all’inizio dell’articolo, da alcuni anni – per lo meno nei centri più all’avanguardia – si sta utilizzando, per la terapia del lipedema, la dieta chetogenica.

La dieta chetogenica è un regime alimentare a bassissimo contenuto di carboidrati (meno di 20 gr al giorno), alto contenuto di grassi e normale contenuto di proteine (qui una lista completa degli alimenti da mangiare in cheto)

Comporta l’eliminazione praticamente completa di dolci, pane, pasta, pizza, e prodotti da forno in generale, ma anche di patate, legumi e quasi tutta la frutta.

Per questa ragione, viene considerata – da chi non la conosce se non per sentito dire – una dieta poco bilanciata e difficile da seguire.

In realtà, però, non è affatto così.

I prodotti che vengono eliminati, infatti, fatta eccezione per la frutta, non hanno fatto parte del regime alimentare umano per più di 500 mila anni! Ovvero, fino all’avvento dell’agricoltura, circa 10 mila anni fa.

Inoltre, si tratta proprio di quei prodotti più spesso responsabili di sovrappeso, insulino-resistenza, diabete e altre malattie metaboliche, anche per la loro tendenza a innescare fenomeni di dipendenza da cibo ed eccessivo consumo.

Una volta eliminati, in poco tempo:

  • A livello psicologico, si ristabilisce la corretta alternanza di fame e sazietà, si normalizza l’appetito e si diminuisce in maniera naturale l’apporto calorico
  • A livello fisico, si innesca nel corpo, uno shift metabolico che lo porta ad utilizzare, come fonte primaria di energia, gli acidi grassi al posto del glucosio.

Come conseguenza dello shift metabolico, si formano i cosiddetti corpi chetonici: molecole che, fra le altre cose, paiono coinvolte nella diminuzione dell’infiammazione sistemica e nella normalizzazione dell’eccitabilità neuronale alterata.

Esistono ormai prove solide che suggeriscono che una dieta chetogenica influisca su alcuni degli aspetti patologici tipici del lipedema, ed in particolare:

  • riduzione di peso e accumulo eccessivo di tessuto adiposo
  • riduzione del dolore
  • miglioramente dell’edema
  • miglioramento dell’infiammazione
  • miglioramento della qualità della vita

Vediamo brevemente ciascun punto (cfr. art. Ketogenic diet as a potential intervention for lipedema) :

  1. Riduzione del peso e dell’accumulo eccessivo di tessuto adiposo:

Ci sono diversi motivi per i quali la dieta chetogeniche potrebbe avere – sul tessuto adiposo del lipedema – un effetto molto migliore che le diete tradizionali.

Per prima cosa, è possibile che le cellule adipose del tessuto del lipedema abbiano bisogno, perché si attivi la lipolisi (e quindi la loro distruzione), di livelli di insulina molto più bassi che non quelli necessari alle cellule adipose normali.

Ed è proprio quello che succede in una dieta chetogenica, dove grazie all’eliminazione quasi completa dei carboidrati, l’insulinemia rimane permanentemente molto bassa.

Poi, è possibile che la dieta chetogenica sia in grado di migliorare la sensibilità al glucagone, un ormone che stimola la sazietà e aumenta l’ossidazione del tessuto adiposo, contribuendo così alla diminuzione di volume delle cellule adipose nel lipedema.

  1. Riduzione del dolore

In molti studi animali, è stato dimostrato che anche solo poche settimane di dieta chetogenica sono in grado di ridurre significativamente il dolore neuropatico.

Probabilmente perché la diminuzione drastica dell’assunzione di carboidrati è in grado di diminuire l’eccitabilità neuronale.

Non a caso, la dieta chetogenica è stata usata per decenni come trattamento di primo livello per l’epilessia, ed è stata recentemente riscoperta come possibile aiuto nel trattamento di patologie neuronali come la Sclerosi Multipla, l’Alzheimer e il Parkinson.

Nel lipedema pare possa ridurre il dolore riducendo l’eccitabilità di nervi e recettori periferici.

  1. Riduzione dell’edema

L’edema è causato da un disequilibrio dei fluidi dovuto a un malfunzionamento del sistema linfatico.

Grazie alla restrizione dei carboidrati che avviene nella dieta chetogenica, il contenuto eccessivo di acqua nei tessuti può diminuire grazie ad almeno quattro meccanismi:

  • Eliminazione delle molecole di acqua legate al glicogeno, che è la molecola con la quale viene immagazzinato il glucoso nell’organismo. Se eliminiamo i carboidrati il glicogeno si esaurisce rapidamente, e con esso anche l’acqua ad esso legata. Da qui. la rapida perdita di peso e liquidi che avviene tipicamente nei primi giorni di una dieta chetogenica e che ha il beneficio, fra le altre cose, di “alleggerire” il lavoro del sistema linfatico
  • Diminuzione dell’insulina, con conseguente minor ritenzione di sali a livello renale e maggior perdita di acqua.
  • Aumento dell’adiponectina: un elevato consumo di grassi, tipico delle diete chetogeniche, aumenta la produzione di adiponectina, che pare essere associata all’aumento della formazione di vasi linfatici e a un miglioramento della integrità della loro parete. Entrambe queste cose potrebbero migliorare la circolazione linfatica e quindi ridurre l’edema associato al lipedema.
  • Diminuzione della permeabilità dei vasi linfatici per miglioramento della resistenza all’insulina. Anche qua, ci troviamo di fronte a una tipica conseguenza della dieta chetogenica.
  1. Riduzione dell’infiammazione

Molti studi hanno dimostrato l’associazione fra dieta chetogenica e riduzione della Proteina C reattiva, che è uno degli indicatori di infiammazione più comuni e utilizzati.

In questo caso, sarebbero soprattutto i corpi chetonici i responsabili di questo effetto positivo, migliorando la resporazione mitocndirale e inibendo la formazione dei cosiddetti inflammosomi NLRP3 , coinvolti, tra l’altro, nello sviluppo della nefropatia diabetica.

      5. Miglioramento della qualità della vita

In parte, può essere considerato una conseguenza indiretta dei punti precedenti: se in un paziente diminuisce il peso, migliora l’infiammazione, diminuisce l’edema, si riduce il dolore, è normale che si assista a un miglioramento tanto delle sue capacità fisiche che del suo umore.

In parte, può essere anche un effetto diretto della dieta chetogencia stessa: la ricerca sia sugli animali che sugli esseri umani ha infatti dimostrato che l’adozione di una dieta chetogenica può migliora l’umore, l’attenzione e le interazioni sociali attraverso meccanismi che influenzano la funzione cerebrale.

Quali altri cibi evitare in caso di lipedema?

Per entrare in chetosi è necessario eliminare dalla dieta tutti i cibi a base di zucchero e carboidrati (ecco una lista completa dei cibi da evitare in chetosi), in maniera tale da scendere al di sotto dei 20 grammi di carboidrati al giorno.

In questa maniera si otterranno importanti benefici tanto sul peso che sullo stato infiammatorio.

Nel caso del lipedema, però, potrebbe essere importante fare un ulteriore passo in più, e andare a rimuovere anche cibi e bevande che, pur non interferendo con la chetosi, possono aumentare l’infiammazione a livello del tessuto connettivo e del tessuto adiposo.

In particolare, insaccati, alcolici, dolcificanti artificiali, cibi con alto contenuto di grassi trans (margarine, olii vegetali non di oliva), cibi con alto contenuto di fitoestrogeni (soia e derivati).

Per evitare che la dieta appaia all’inizio troppo restrittiva, può essere utile procedere in 2 step:

  • nel primo step, ci si preoccupa soprattutto di raggiungere la chetosi, in maniera tale da ottenere i primi concreti risultati su peso e dolore, cosa che motiva fortemente il paziente e aumenta l’aderenza al nuovo regime alimentare.
  • nel secondo step si fa un “fine tuning” della alimentazione chetogenica, andando progressivamente a togliere in tutto o in parte anche quei cibi pro-infiammatori che in un primo momento erano stati indicati come permessi.

Allo stesso tempo, poi, per mantenere i risultati nel tempo, non è per forza necessario stare in chetosi per sempre.

Molte pazienti riescono infatti a ciclare fra fasi di chetosi e di low carb semplice (a basso contenuto di zuccheri e carboidrati raffinati) con buoni risultati, cosa che  può ulteriormente facilitare il mantenimento dell’alimentazione nel lungo termine.

Anche per questo è importante farsi seguire da un professionista esperto, che sia in grado di accompagnare il paziente in un percorso sicuramente non facile (non credete a chi vi dice che le diete sono facili!) ma che può dare grosse soddisfazioni da un punto di vista terapeutico.

 

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L'autore dell'articolo è il Dott. Pietro Mignano

Farmacista e biologo nutrizionista
Docente di Nutrizione Umana ed Endocrinologia presso la scuola di Osteopatia Chinesis IFOP a Roma
Esperto di dieta chetogenica, ha perfezionato la sua preparazione negli Stati Uniti con il Prof. Eric Westman della Duke Univeristy.
È autore del manuale bestseller “Dieta Chetogenica per Pigri”
È coautore di “Carbo – Loop. Come spezzare il circolo vizioso che ci porta ad essere grassi, stanchi e sempre affamati”.

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