I carboidrati fanno ingrassare? NO

I carboidrati sono la principale causa dell’epidemia di sovrappeso e obesità degli ultimi 30 anni? SI

La contraddizione fra queste due risposte è solo apparente.

Da una parte, infatti, dire che un qualche macronutriente faccia in assoluto ingrassare, è troppo semplicistico.

Dall’altra però, non c’è dubbio che i carboidrati siano in grado, più di ogni altro cibo, di promuovere l’accumulo di tessuto adiposo.

Questo capita perché sono in grado di stimolare in maniera molto forte la secrezione di un ormone che si chiama insulina.

Forse ne hai già sentito parlare, ma credo che non immagini neanche da quanto lontano parta la sua storia….

Insulina e regolazione del peso

E’ l’anno 300 mila avanti cristo, e il tuo tris tris tris tris tris nonno è disteso sull’erba mentre si gode un caldo tramonto di fine agosto.

Non ha affatto l’aria di un tris nonno, anzi.

Il suo fisico assomiglia piuttosto a quello di un olimpionico di nuoto, con muscoli tonici e allungati, e una percentuale di grasso corporeo intorno al 15%.

Negli ultimi mesi si è dato parecchio da fare, dedicando tutte le sue energie a cacciare, esplorare, costruire, socializzare, approfittando del meraviglioso clima primaverile ed estivo.

Da qualche giorno, però, le cose stanno cambiando.

Le giornate si accorciano, le notti si fanno più fresche, la pioggia si fa vedere sempre meno.

Alcune prede stanno iniziando a migrare, altre sono ormai cresciute e quindi più difficili da catturare.

Per fortuna, però, la frutta è ancora molto abbondante, ed è anche molto più dolce che nel resto dell’anno.

E così, mentre il tris tris si rimpinza per bene di fichi, more e uva selvatica, le cellule Beta del suo pancreas – normalmente non molto impegnate – producono quantità sempre maggiori di insulina.

Quantità così grandi che, in molti distretti, le cellule del corpo, come sempre quando ricevono uno stimolo forte e prolungato da una stessa sostanza, diventano sempre meno sensibili alla sua azione, con l’effetto netto che il pancreas ne produce sempre di più.

Il risultato è che il tris tris nonno:

  • Ha sempre più insulina in circolo
  • Si sente sempre più pigro, ovvero meno propenso a spendere energia
  • Ha sempre più fame (la diminuita sensibilità all’insulina impedisce che essa – nonostante i livelli elevati – stimoli la produzione di leptina, che è l’ormone della sazietà)
  • Trasforma sempre più glucoso in riserve energetiche di lungo termine, ovvero in grasso (nuovamente, grazie all’azione dell’insulina).

O, detto in altre parole, prepara il suo fisico per sopravvivere a un inverno rigido (se si trova nelle zone temperate) o molto secco (se si trova fra tropici ed equatore), nel quale il cibo scarseggerà.

Ti farà piacere sapere che il tuo tris tris, fra un mesetto e mezzo, avrà sì qualche rotolo in più sull’addome, ma sarà anche pronto per sopravvivere facilmente alle ristrettezze dell’inverno, bruciando i grassi che – grazie all’azione dell’insulina – ha accumulato durante l’ultima parte dell’estate

La prossima primavera potrà così incontrare la tua tris tris tris tris nonna e dare vita al successivo pezzo del tuo albero genealogico, al quale naturalmente passerà quello stesso patrimonio genetico che ha garantito la sua sopravvivenza.

Fra le altre cose, passerà alla prole proprio i geni che regolano la risposta metabolica all’insulina che abbiamo appena visto insieme.

Essi, generazione dopo generazione, arriveranno un giorno fino a te.

Carboidrati, insulina, insulino-resistenza

L’insulina è dunque un ormone meraviglioso.

Per alcune centinaia di migliaia di anni si è occupato, più di ogni altro, di regolare il nostro fabbisogno energetico e apporto calorico, in maniera tale da farci sopravvivere a inverni e carestie e renderci pieni di energia quando invece le cose andavano per il meglio.

E lo ha fatto con segnali potenti e precisi, ai quali è difficile sottrarsi: sono infatti la conseguenza di meccanismi di sopravvivenza ancestrale.

Ed ecco spiegato perché la nostra forza di volontà vacilla tanto di fronte allo zucchero.

Il problema di “mangiare troppo” non è dunque dovuto a debolezza caratteriale – come sembrano spesso implicare gli sguardi accusatori o di commiserazione che arrivano da dottori e conoscenti – ma a uno sbilanciamento ormonale in uno dei sistemi di sopravvivenza più forti e antichi. 

Recentemente, infatti, questo potente e preciso sistema al quale presiede l’insulina, è andato in tilt.

Un tempo, quando viveva il tris tris tris nonno, la disponibilità di carboidrati – i nutrienti che più di tutti influenzano la secrezione  insulincia- era relativamente limitata, stagionale, legata quasi esclusivamente alla frutta e al miele.

Circa 10 mila anni fa, con l’avvento dell’agricoltura, abbiamo modificato una prima volta questo statu quo, introducendo nella nostra dieta grano, riso e mais.

Fino a quando li abbiamo consumati in forma scarsamente processata e quantità relativamente modesta, i benefici (in termini di società) hanno superato i problemi (in termine di salute personale).

Poi però è successo che ci siamo ritrovati con zuccheri e carboidrati:

  • In quantità talmente enormi che, nel supermercato sotto casa, ce ne sono più di quelli che un tempo si trovavano in un intero villaggio.
  • A prezzo bassissimo e senza dover fare lo sforzo di produrceli da soli
  • Disponibili tutto l’anno, senza alcuna soluzione di continuità.
  • In forma ultra-processata, e quindi con capacità ancora maggiore di alzare la glicemia e attivare la risposta insulinica
  • In forma ultra-saporita e varia, così che non ci stanchiamo mai di mangiarli

Il risultato è che molte persone, oggi, si ritrovano a consumare non solo troppi carboidrati, ma anche troppo raffinati, troppo spesso e da troppo tempo.

I loro picchi di insulina, un tempo tipici di solo determinati periodi dell’anno e comunque relativamente modesti, sono ora costanti, giornalieri, di grande entità.

E vanno avanti da anni, in molti casi addirittura decenni.

Il loro corpo si trova quindi, costantemente, in una situazione nella quale il messaggio che gli danno i suoi ormoni è molto chiaro, potente e precisa: ingrassa! E rimani grasso più che puoi, perché presto arriveranno l’inverno e la carestia!

Il loro corpo, in maniera molto diligente – perché la biologia è molto diligente – lo fa.

Solo che la carestia e l’inverno (per lo meno nel senso “alimentare” del termine) non arrivano mai.

Sarebbe allora il momento di far entrare in azione la mente e la volontà, per interrompere il circolo vizioso nel quale ti ha messo la biologia.

Purtroppo però, e qui veniamo al problema principale dei carboidrati, la cosa non è affatto facile.

I carboidrati danno dipendenza?

Direi che abbiamo ormai spiegato, in maniera semplificata ma sostanzialmente corretta, l’apparente contraddizione di quanto abbiamo visto all’inizio di questo articolo.

I carboidrati non fanno necessariamente ingrassare, però sono efficientissimi nel creare le condizioni perché questo accada.

Nella loro variante moderna più comune poi, che è quella di zuccheri e di carboidrati raffinati, hanno una ulteriore, pericolosa caratteristica.

Sono in grado di causare, in chi li consuma, uno stato di dipendenza sicuramente psicologica e probabilmente anche fisica.

Nella scala YFAS dei cibi che danno maggior dipendenza, messa a punto dall’Università di Yale, 9 dei 10 cibi più addictive sono carboidrati.

Molti di loro sono, non a caso, gli stessi che visita dopo visita menzionano i miei pazienti: patatine fritte, pane, pizza, pasta, bevande gasate e così via.

A livello cerebrale, tutti questi alimenti sono in grado non solo di stimolare le stesse regioni che vengono stimolate da droghe come la cocaina o la nicotina, ma anche di utilizzare gli stessi neurotrasmettitori, in particolare la dopamina.

Forse proprio per la loro capacità di provocare dipendenza, e quindi di essere consumati in quantità davvero eccessive, i carboidrati sono anche gli alimenti più pubblicizzati in assoluto dall’industria alimentare.

Così come piccole quantità di zucchero, per le stesse ragioni, vengono aggiunte ad alimenti che una volta non ne contenevano per nulla (guarda con attenzione le etichette!)

Per questo, quando si è trattato di scegliere un titolo per il nostro libro sui pericoli dei carboidrati, Carbo Loop ci è sembrato davvero il più adatto.

Rende infatti bene l’idea del circolo vizioso in cui questi alimenti possono imprigionarti.

Fanno ingrassare, costano poco, sono facilmente producibili e conservabili, provocano dipendenza, tendono ad essere consumati in eccesso, sono promossi in maniera massiccia dal marketing dell’industria alimentare.

Per la maggior parte degli individui, anche in ragione della genetica ereditata dai tris tris, si tratta di una vera tempesta perfetta, agli effetti della quale diventa quasi impossibile sottrarsi.

La conseguenza è sotto gli occhi di tutti: una epidemia di sovrappeso ed obesità che sta minando la salute di intere popolazioni, con costi personali e sociali enormi.

Abbiamo creato Low Carb Italia per essere parte della soluzione e lavoriamo ogni giorno perché diventi sempre più grande.

Questo articolo è il nostro invito ufficiale ad entrarne a far parte.

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L'autore dell'articolo è il Dott. Erik Gozzo

Medico Chirurgo.
Membro di Low Carb USA, vive e lavora fra Città del Messico e l’Italia
Esperto di nutrizione e comportamento, è autore del libro bestseller “Il Kata della volontà – Come ottenere una forza di volontà d’acciaio”
È coautore di “Carbo – Loop. Come spezzare il circolo vizioso che ci porta ad essere grassi, stanchi e sempre affamati”.

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